CentroStudiStorici"Nicolòd'Alagno"
Storia locale

Torre Annunziata Aprile-Luglio 1904: il ruolo delle DONNE durante i 72 giorni del Grande Sciopero Generale delle Leghe degli Operai

di Vincenzo Marasco

Ripercorrendo la storia dei movimenti operai di Torre Annunziata, si resta basiti dalla forza e dalla caparbietà che il popolo torrese riesce a dimostrare durante i tormentati 72 giorni del Grande Sciopero Generale delle Leghe degli Operai, che mise a dura prova l’intero tessuto industriale locale durante i mesi compresi tra l’aprile e il luglio 1904.

Al ruolo degli uomini asserragliati all’interno degli opifici, occupati per chiedere i loro sacrosanti diritti e condizioni lavorative più umane, non va sottovalutato il ruolo assunto volontariamente dalle donne, che nonostante le famiglie da sostenere, ormai ridotte allo stremo, vessate dalla fame e dalle angherie dei camorristi che si erano tenuti fuori dalle proteste, assoldati dai padroni con lo scopo di dover far desistere gli operai in rivolta dai loro intenti con qualsiasi azioni possibile, le donne di Torre Annunziata, mogli e mamme d’acciaio, si unirono ai loro mariti e a tutti i capi lega che facevano capo alla Camera del Lavoro torrese impegnati in quel durissimo braccio di ferro. E’ questo il clima che traspare dalle cronache torresi riportate nei quotidiani dell’epoca e diligentemente raccolte da Gennaro Colaps nel suo monumentale lavoro Il Movimento Operaio e Socialista. Torre Annunziata 1900-1905, edito da D’Amelio nel 1986.

E’ il 31 maggio quando «un gruppo di donne appoggiate da alcuni capilega manifestano animatamente presso il pastificio Antonio De Nicola e costringono gli operai ad abbandonare il lavoro. Analoga manifestazione (più di 400 donne) si verifica il giorno dopo – 1° giugno -, presso il pastificio Giacomo Iovino; interviene la forza pubblica e disperde “la femminea ma ostinata e incivile dimostrazione”. Ancora una volta le donne sono impegnate in prima persona nella lotta. Le abbiamo viste resistere ed opporsi coraggiosamente alla forza pubblica, sfilare vestite a festa, accanto ai lavoratori il 1° maggio, nutrirsi insieme a tutta la famiglia di sole patate, e ora le vediamo costringere gli uomini ad abbandonare il lavoro, a non tradire la causa.»

E quando gli uomini erano presi dalla sconforto e dalla fatica, allora «le donne, molte volte le stesse mogli, cercano a modo loro, con manifestazioni fatte più che altro di voci assordanti, ingiurie, di impedire tutto ciò, di far rinsavire i loro uomini.»

Per “Il Mattino” di Eduardo Scarfoglio e la moglie Matilde Serao, che si erano schierati spudoratamente con la borghesia e i padroni, il ruolo delle donne torresi nella rivolta non era altro che un modo escogitato dai capi lega per non far demordere chi non aveva più la forza di resistere, incitandole ad intervenire per riaccendere “la scintilla”: era l’ennesima e cinica provocazione. A contrario l'”Avanti” e “Verità”, l’11 giugno 1904, sul ruolo delle donne di Torre Annunziata assunto durante quei giorni parleranno di “una resistenza eroica”:

«La mammina sparuta la quale, non avendo più che cosa portare al monte di pietà, pegnora il corredo del bambino lattante, la vecchia madre che va a strappare il figlio dallo stabilimento e lo trascina alla Camera del Lavoro dicendo che in casa non vuole il denaro del tradimento e la generosità dei coloni che mettono a disposizione delle mogli degli scioperanti il raccolto delle patate, tutta questa predominante nota di sentimentalità e di passionalità non può che costruire un ambiente specialissimo nel quale si sviluppa e cresce questa resistenza che pare attivo coefficiente. SONO LE BUONE POPOLANE QUELLE CHE AFFOLLANO OGNI SERA LA CAMERA DEL LAVORO, CHE CONFORTANO GLI UOMINI, che provvedono al meschino nutrimento, che affrontano audacemente, il bimbo appeso al capezzolo, la forza pubblica, che lanciano invettive sferzanti, CHE DANNO ANIMA, VITA, ARDORE A QUESTO MOVIEMENTO.»

 

Da Gennaro Colaps, Il Movimento Operaio e Socialista. Torre Annunziata 1900-1905, ed. D’Amelio, Fuorni 1986, pp. 109-110.

L’opera che correla il testo, dal titolo Le donne dei minatori, è di Renato Guttuso (1912-1987), firmato e datato “Guttuso 53” (in basso a destra) e rappresenta le donne degli zolfatari di Lercara durante uno sciopero. Sul retro 1953, olio su tela, cm. 141 x 221.

Fonte: Christie’s, 2014, Live Auction 1504, “Milan Modern and Contemporary”, lotto 48.