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Storia locale

Gino Alfani fautore del concetto di Liberazione a Torre Annunziata

di Vincenzo Marasco

 

La stele e il busto bronzeo del monumento funebre di Gino Alfani posto nel cimitero di Torre Annunziata

«Libertà vo cercando ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta»

Dante, Purgatorio canto I, vv.70-72

 

 

Il 25 aprile non è un giorno come tutti gli altri, il 25 aprile è una giornata che ci deve spingere alla riflessione su quel concetto di Libertà che contraddistingue la vita di ogni uno di noi.

La Libertà è uno stato d’animo, la Libertà non è una facoltà, la Libertà è un diritto di tutti come lo è la Liberazione da ogni oppressione e da ogni forma di illegalità. Allora, in questo concetto la Memoria ci deve tornare utile per capire e ricordare cosa ha spinto coloro che si sono battuti per la Libertà e per poterla donare agli altri, anche se alcuni di quegli altri, dinanzi a quelle azioni eroiche, che andavano oltre gli schemi imposti, spesso preferivano girarsi dall’altra parte.

Torre Annunziata ha sempre vissuto con forza questo grande concetto e nulla, nonostante i soprusi subiti nei tempi passati soprattutto dai suoi cittadini onesti e laboriosi, ha potuto spegnere quella vivida fiamma che ha alimentato il cuore e la forza dei quanti si sono battuti l’irrinunciabile Liberazione.

Gino Alfani, grande tra i grandi, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano e personaggio visto dal regime fascista come un sovversivo, ha insegnato ai torresi vessati a lottare affinché nessuno più dovesse permettersi di rubargli la DIGNITA’. Quella forma di lotta di Gino Alfani era intrisa di CULTURA, di un ideale forte e comunitario, insomma era necessario mettere da parte i forconi e mirare ad istruire i fautori di una forma di lotta che avrebbe poi contrassegnato il successo e la determinazione dei moti torresi. Con Gino Alfani Torre Annunziata conobbe finalmente la lotta di pensiero ed è proprio grazie a quella sua teoria che la città divenne una eccezionale e coraggiosa fucina di Cultura antifascista, osservata con ammirazione dai paesi circonvicini e a livello nazionale, e odiata dal regime che strinse ancor di più l’oppressione intorno alla città.

Quando nel 1942 Gino Alfani morì e i fascisti gli vietarono anche il funerale, non si fece altro che infuocare quella lotta che egli aveva alimentato tra il ceto operaio, non solo di Torre Annunziata ma anche di Castellammare di Stabia, di Boscoreale e Boscotrecase. Nulla valsero le continue intimidazioni continuamente subite, le aggressioni, i vili e immotivati arresti di coloro definiti “facinosori” che vennero continuamente sorvegliati in segreto dall’OVRA, l’opera di polizia di repressione antifascista, l’ “anti Giovinezza” di Alfani in città si oppose sempre con veemenza a quella “Giovinezza” di fascista e rigorosa memoria. E da quel pensiero di Liberazione imperterrito, da raggiungere ad ogni costo, nacquero tanti personaggi eroici che con la loro intraprendenza e a sprezzo del pericolo, coltivarono con forza quanto il Padre dell’Antifascismo torrese gli aveva insegnato.

In questo frangente in città si formarono in clandestinità uomini come Mario Guarriera, Ferdinando Pagano, conosciuto da tutti come Paganiello, Verdezza Raffaele, Venturini Fedele, Papa Francesco, Manfredi Francesco, Irlando Ignazio, Montuori Salvatore, Rocco Caraviello, gappista ucciso e torturato a Firenze dalla polizia fascista insieme alla moglie Maria Penna e al cugino Bartolomeo, e tanti ma tanti altri, tra cui anche alcune donne di cui ricordiamo le figure di Elena Lettieri e Carmela Pagano, quest’ultima moglie e vedova dal 21 gennaio 1946 di Mario Guarriera, poi, il 15 giugno del 1947, eletta prima donna del Consiglio Comunale di Torre Annunziata.

Ed è il caso di affermare che i fascisti torresi ebbero vita durissima tanto che, come sosteneva Paganiello, mentre altrove si osannava il Duce, a Torre Annunziata, c’era chi non perdeva occasione per pisciare sui muri del Palazzo del Fascio!