CentroStudiStorici"Nicolòd'Alagno"
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Palazzo Fienga in Torre Annunziata (seconda metà del XIX sec.): da bene borghese a terrificante simbolo del male. Ipotesi di recupero e riconversione di un’architettura strettamente correlata alla rinascita socio-culturale locale.

di Vincenzo Marasco

Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”

Al contrario di quanto oggi il palazzo Fienga rappresenti, riferendoci alla sua nomea di roccaforte del potere camorristico e denuncia del diffuso degrado socio-culturale torrese, in tempi storici non sospetti la struttura è stata un riferimento strategico legato alla borghesia imprenditrice, nonché testimone di un nuovo ed ineluttabile riassetto urbanistico della città di Torre Annunziata, che, nella seconda metà dell’Ottocento, conservava ancora le ormai vetuste impostazioni urbane di epoca feudale, non più funzionali alla dirompente evoluzione industriale locale in atto all’epoca.

I Fienga, che dalla seconda metà dell’Ottocento risultavano tra le più ricche famiglie del territorio scafatese, furono anche figli ed imprenditori di un’epoca proficua per la nostra città, durante la quale, tra la restaurazione borbonica e il successivo periodo unitario, venne pensata una città nuova, da ricostruirsi quasi nella sua interezza, soprattutto negli aspetti logistici fondamentali, per la vita degli opifici torresi. In un contesto produttivo che si dimostrava tanto variegato e che offriva notevoli opportunità d’investimento, il commendatore Annibale Fienga, nato a Scafati il 20 luglio 1842 da Francesco, panettiere di professione, e Langone Maria[1], stimato possidente, politico – coprì la carica di sindaco di Scafati dal 1877 al 1892 – e imprenditore impegnato altresì nell’industria molitoria[2], campo in cui si era praticamente costruito da solo pur godendo dell’agiata posizione economica familiare, si affaccia sul territorio di Torre Annunziata con lo scopo di trarre profitto dal nuovo riassetto portuale della città, che prevedeva un’infrastruttura preziosa e che a sua volta andava a migliorare in modo radicale il sistema di approvvigionamento delle materie prime, soprattutto quello dei grani duri provenienti dalla Russia.

Annibale Fienga in città trovò un primo accordo imprenditoriale con gli Orsini. La società messa in piedi agli inizi degli anni ’80 dell’Ottocento mirava alla realizzazione di un impianto di stoccaggio di combustibili, inizialmente di cherosene, da organizzarsi su di un tratto della spiaggia cittadina noto come Salera, situato nella zona meridionale del neonato impianto portuale intitolato al principe di Casa Savoia, Umberto I.

Successivamente l’estro imprenditoriale del commendatore mirò all’aspetto immobiliare, tipologia di investimento che lo aveva sempre contraddistinto e che già aveva dato esiti positivi nella vicina Scafati, cittadina natale mai persa vista[3], e a Nocera dove aveva acquistato il palazzo nobiliare, e i poderi appartenuti alla nobile famiglia Guidobaldi.

Intanto a Torre Annunziata Annibale Fienga, alla luce dei suoi progetti, dopo aver acquistato un suolo libero da fabbricati ancora ad uso di giardino nei pressi di Largo Annunziata, compreso tra Via Castello, Via Stella – attualmente Via Diodato Bertone – e Via delle Preci, oggi Via d’Alagno[4], sempre durante la prima metà degli anni ’80 dell’Ottocento, intraprese la costruzione di una mastodontica struttura abitativa con una superficie complessiva di circa 12 mila metri quadri[5], munita di magazzini e locali aperti sul piano stradale, con un gran numero di appartamenti da poter affittare o rivendere a terzi, e di un alloggio patronale.

La costruzione, così come si presenta oggi, si apre su Via Diodato Bertone (già Via Stella), tramite un ampio portale in piperno dal quale, dopo aver superato il classico androne sormontato da una volta a botte, si accede ad un’importante corte che gli conferisce l’aspetto del grande maniero “fuori tempo”, ancor di più della possanza dell’edificio stesso.

In fondo allo corte, un’imponente corpo scale sostenuto da quattro ordini di archi che riecheggiano il fascino spagnoleggiante dei nobili palazzi partenopei, conduce ai due piani superiori dell’edificio, sui quali si aprono gli appartamenti realizzati al tempo a scopo speculativo. Invece all’androne del palazzo, a mano destra, ha origine un altro scalone che termina al primo piano e all’appartamento patronale riservato ai Fienga, il cui affaccio principale avveniva sul portale di accesso dell’edificio. Tuttavia i Fienga non abitarono mai in forma stabile questi ambienti se non, come detto, per determinate e sporadiche necessità dal momento che il domicilio abituale del commendatore, dalla metà degli anni ’80 dell’Ottocento, risultava essere in Torre del Greco presso una villa di campagna conosciuta come Villa Fienga. Questa proprietà era confluita nel suo patrimonio alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento quando venne acquistata dal marchese Carlo Gagliardi. Il fatto che poi la villa divenne nota col nome “Parco Guglielmina”, come si evince ancora dalle due targhette poste ai lati del portone d’accesso alla proprietà[6], fu dovuto ad una dedica che Annibale Fienga volle fare alla moglie, la duchessa Guglielmina Luisa D’Amelia, con cui aveva contratto matrimonio ad Angri (Sa) il 24 dicembre del 1879[7].


ASCTA, Stralcio della tavola 14 del quadro d’insieme del piano catastale di Torre Annunziata rilevato dal 2 aprile al 12 dicembre 1875 dall’ing. Antonio Foggiani con l’assistenza dell’indicatore municipale sig. Giovanni Cesaro, con le rettifiche del 1877. Foto di V. Marasco

Stralci cartografici tratti dalle IGM del 1880 e del 1875 con le modifiche del 1900, con l’indicazione dell’area urbana dove oggi sorge palazzo Fienga, prima e dopo la sua edificazione. Evidenziato in giallo nel primo stralcio, lo stabile preesistente su Via d’Alagno già Via delle Preci


Una veduta a volo d’uccello di Palazzo Fienga così come si presenta attualmente. Fonte: www.google.com/maps

La società con gli Orsini e la grande impresa immobiliare realizzata nella costruzione di palazzo Fienga, non furono gli unici investimenti operati in città dal commendatore.

Il 29 ottobre 1898, sulla direttrice di Via Mulini Idraulici, zona urbana compresa tra Via Castello (area attualmente individuabile in Largo Ferriera Vecchia), Vico Sole e le proprietà della ex Società Rete Mediterranea che si affacciavano sull’attuale Piazza Giovanni Nicotera, il commendatore Annibale Fienga acquistava da Gabriele Galasso due ruderi “terranei” dove anticamente esistevano un mulino e un pastificio, con quindici magazzini annessi e altri depositi per il grano ricavati sotto “quattro arcate” [8] (con ogni probabilità riferite alle arcate del viadotto ferroviario “Bayard”). Le strutture divenute poi note come i “box Fienga”, conservando sempre l’uso di deposito per le granaglie, una volta ristrutturate e ampliate vennero destinate ad uso officine per la realizzazione e la riparazione di macchine per mulini, per un laboratorio di falegnameria e per un ipotetico stoccaggio di merci scaricate al porto di Torre Annunziata[9]. Tuttavia l’idea dei siti di stoccaggio dovette rivelarsi meno proficua rispetto agli altri investimenti, perché la crisi susseguita alla Rivoluzione d’Ottobre (1917-1922), che annientò quasi completamente le importazioni del grano russo, e quella legata allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che travolse l’industria locale dell’arte bianca, mandarono in frantumi i progetti di Fienga, il quale all’indomani del conflitto affidò i “box” alla compagnia degli scaricatori portuali, che per un certo periodo vi trasferì la propria sede[10]. Oltre ciò, risale sempre all’ultimo decennio dell’Ottocento il rilevamento da parte del comm. Fienga del grande stabile del molino Corsea situato in Piazza Tiglio – piazza che poi sarà intitolata a Giacomo Matteotti -, opificio che la famiglia tenne in proprietà fino al 1930 quando fu ceduto a Teodoro Di Nola[11].

Partendo dagli anni ’20 Torre Annunziata cominciò a vivere una fase del tutto nuova per la sua economia, che mise in luce maggiormente altri aspetti della sua brulicante vita: se da un lato il Ventennio fascista aveva approfondito le difficoltà legate agli approvvigionamenti dei materiali utili allo sforzo industriale locale e all’esportazione verso l’estero del prodotto finito, dall’altro aveva generato un incolmabile divario sociale. Di conseguenza nei quartieri cittadini con realtà meno agiate, durante i decenni successivi anche il particolare assetto urbanistico precluse alcune condizioni di vita e in un contesto sempre più fatiscente e angusto, l’enorme volumetria di palazzo Fienga, spiegata su di un intero isolato compreso tra l’antico rione marinaro e il “quadrilatero delle carceri”, ghettizzò in termini nefasti gli occupanti che ivi si alternavano.

Nonostante vi abitassero diverse famiglie benestanti, proprietarie di opifici, come i Malacario, che trovarono comoda quella ubicazione cittadina dove, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento si concentrava il maggior sviluppo economico, il problema legato all’aspetto dell’edificio alimentò un fisiologico declino della struttura, seguendo di pari passo quello del suo contorno abitato per lo più da operai e pescatori. In relazione a questo fenomeno sembrò inevitabile che palazzo Fienga assumesse ben presto le sembianze di un affollato agglomerato rionale, andando a confondendosi col vetusto e sempre più stretto sistema edilizio della zona.


Archivio/Raccolta Marasco B344, Torre Annunziata inizi anni ’30, Piazza Tiglio con veduta di parte dello stabile del molino Fienga già Corsea, al tempo della realizzazione della fotolitografia si presume fosse già passato in proprietà a Teodoro Di Nola.

Veduta del corpo scale principale di Palazzo Fienga dal suo ampio piazzale interno.
Fonte fotografica: www. agenziacoesione.gov.it/news_istituzionali/palazzo-fienga/

Dopo il Secondo Conflitto Mondiale la sorte dell’edificio fu ancora più catastrofica di quanto si prospettasse: lo ritroveremo più volte coinvolto in eventi che segnarono negativamente la storia cittadina

A parte i bombardamenti degli Alleati che durante il 1943 colpirono pesantemente la città, ma che interessarono solo marginalmente l’edificio, ad investirlo in pieno invece furono le terribili esplosioni dei vagoni ferroviari avvenute la sera del 21 gennaio 1946. Queste pur distruggendo e danneggiando pesantemente la vasta area urbana della marina e circostante allo stabile, soprattutto i fabbricati fatiscenti compresi tra la sua murata occidentale e il viadotto ferroviario, poco poterono invece contro la sua mole, che, fungendo da baluardo e attutendo le onde d’urto delle esplosioni, risparmiò da altri lutti e danni peggiori agli edifici prossimi al suo versante orientale, tra cui le antiche strutture della cappella della Reale Arciconfraternita del Suffragio e della Parrocchia dell’Annunziata. Tuttavia mentre l’opera di risanamento dei danni e di vuoti causati al tessuto urbano di quell’area cittadina travolto da quel terribile evento praticamente non avvenne, se non in piccola parte e destinata altrove, il terremoto del 23 novembre 1980 ha suggellato per sempre le sorti dell’intera superficie che ancora recava le ferite del ’46. Anche se da quest’altra terribile catastrofe palazzo Fienga, seppur sempre più degradato, sopravvisse quasi indenne, nulla invece lo ha salvaguardato dalle forme di declino dettate dal tempo e irrimediabilmente dall’involuzione socio-economica dei quartieri visitati.

Pertanto una delle cause preponderanti va ricercata proprio in quel declino umano che, oltre a segnare profondamente una parte importante della città, ha contribuito a scrivere i più bui e tristi passaggi della storia torrese, dei quali molti aventi come protagonista proprio palazzo Fienga.

Oggi l’edificio, sfrattato e confiscato dallo Stato nel 2015 per poi essere completamente murato e reso inaccessibile, continua da tutti ad essere indicato come il fortino del potere camorristico qui esercitato fin dalla seconda metà degli anni ’70, e simbolo del degrado sociale di un’intera comunità durante gli ultimi cinquant’anni: forse nemmeno il suo abbattimento restituirebbe alla cittadinanza la memoria di una struttura sorta per costruire il volano della rinascita di Torre Annunziata, conosciuta da sempre come centro storico di mirabile importanza. All’uopo, tentandone un salvataggio in extremis, in considerazione dei suoi notevoli spazi e valenze storico-architettoniche, si potrebbe maturare una nuova concezione di palazzo Fienga rivedendolo quale testimone di oltre un secolo di eventi da rivisitare.

Se davvero la storia ne chiedesse il riscatto per convertire lo stabile da simbolo dell’orrido in risorsa locale, proprio come fu ipotizzato inizialmente dalla famiglia Fienga, bisognerebbe offrirgli l’opportunità di poter scrivere una nuova pagina da protagonista. Una sua fattibile trasformazione in un laboratorio polivalente, fucina mirata al recupero di valori socio-culturali potrebbe essere un giusto modo per cancellare uno spaccato di storia cittadina, che getta una triste ombra sul buon nome della Città e quel lieto fine tanto sperato di una lunga, e complicata storia: era quello che in tanti si auguravano fino a qualche giorno fa.

È del 7 marzo 2024 la notizia su Palazzo Fienga il quale, decaduti i vincoli storici che fino ad oggi ancora lo tutelavano, sarà destinato ad essere abbattuto. Demolizione più volte proposta anche dall’attuale Commissione Prefettizia guidata dal Prefetto Enrico Caterino, dal vice Prefetti Fernando Mone e dal dott. Marco Serra[12]. Le intenzioni successive, da quanto si evince dall’accordo siglato tra l’Agenzia del Demanio e l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati alle mafie, sarebbero quelle con cui si aspirerebbe alla realizzazione di un parco urbano “con vista mare”, proposta per altro già avanzata nel marzo 2023 dal Senatore Orfeo Mazzella (M5S) in un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Interno, per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr. Proposta in seguito ripresa più volte dagli Enti che si sono occupati degli sviluppi del caso, i quali in precedenza avevano anche optato anche per una riqualificazione integrale dell’edificio e poi per un suo abbattimento parziale con l’ipotesi di poterne salvaguardare alcune parti architettoniche in quanto di maggiore interesse storico-artistico[13].

Fonti:

Archivio di Stato di Napoli

Archivio/Raccolta Marasco

Archivio Storico Comunale di Torre Annunziata

Comune di Angri, Ufficio Anagrafe

Comune di Scafati, Ufficio Anagrafe

Istituto Geografico Miliare

Il Mattino

F. Barbagallo, Napoli, Bella Époque, Economica La Terza, edizione digitale 2018

V. Cimmelli, Storia di Scafati e di San Pietro suo villaggio, a cura di Angelo Pesce, Biblioteca comunale di Scafati, Afragola 1997

G. Colaps, Il movimento operaio e socialista. Torre Annunziata 1900-1905, D’Amelio Editore, Fuorni (Sa) 1986

G. Di Martino, C. Malandrino, Torre Annunziata tra vicoli e piazze, D’Amelio Editore, Fuorni (Sa) 1986

V. Marasco, Il futuro per palazzo Fienga, in LoStrillone.tv, Speciale n.37/2019

https://www.agenziacoesione.gov.it/news_istituzionali/palazzo-fienga/

https://www.agenzianova.com

https://www.beniabbandonati.cultura.gov.it/beni/palazzo-fienga/

https://www.google.com/maps

https://ilgazzettinovesuviano.com

https://www.lostrillone.tv

http://www.naclerio.it/sabbianera/pionieri

https://www.torresette.it

https://www.villevesuviane.net/

Si ringraziano gli amici Lucia Muoio, Antonio Papa e Sebastiano Sabbatino per la preziosa collaborazione e l’importante scambio di notizie offerti in corso d’opera.

Vincenzo Marasco

Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”


[1] Comune di Scafati, Ufficio Anagrafe, Registro dei nati dell’anno 1842, atto 146.

[2] Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 dell’Ottocento Annibale Fienga aveva acquistato in contrada Bottaro il molino “Casa 28” – il numero di riferimento indicava una delle chiuse poste sul canale del Conte di Sarno – dove optò anche per la costruzione per una avveniristica centrale idroelettrica, la cui turbina era messa in funzione dal salto dell’acqua del Canale esistente in quel punto, utile anche al funzionamento del molino.

[3] V. Cimmelli, Storia di Scafati e di San Pietro suo villaggio, a cura di Angelo Pesce, Biblioteca comunale di Scafati, Afragola 1997, p.345, p.363 e p.395.

[4] Da quanto si evince dall’osservazione dei piani catastali dell’epoca e dalle IGM di cui seguono gli stralci, su Via d’Alagno già Via delle Preci, all’atto dell’acquisto del giardino da parte di Annibale Fienga, già era esistente uno stabile indipendente dalle proprietà di cui sopra (particella catastale 1688 della pianta del 1875/1877), il cui portale, attualmente anch’esso murato, si apriva sulla detta via mentre la parte della struttura volta ad occidente era solo munita di affacci sul giardino, poi rivolti di conseguenza in quella che divenne la corte di Palazzo Fienga.

[5] www. agenziacoesione.gov.it/news_istituzionali/palazzo-fienga/

[6] ASNa, Tribunale penale di Napoli, Processi del 1903, B.79 f.2639; Il portone principale della struttura fronte strada dal quale si accede a Villa Fienga ovvero “Parco Guglielmina, ex proprietà Gagliardi, è attualmente contrassegnato dal civico 240 di Via Nazionale.

[7] Comune di Angri, Ufficio Anagrafe, Registro dei Matrimoni dell’anno 1879, atto 15.

[8] ASNa, Ibidem.

[9] Ibidem.

[10] G. Di Martino, C. Malandrino, Torre Annunziata tra vicoli e piazze, D’Amelio Editore, Fuorni (Sa) 1986, pp.164-165.

[11]Durante i primi anni del ‘900 anche l’ex molino Corsea di proprietà Fienga venne interessato da eventi della grande rivolta sociale, che, dalla fine dell’Ottocento fino agli anni ’20 del XX secolo, fecero di Torre Annunziata una delle località italiane in cui crebbero le correnti di pensiero socialiste legate al riscatto dei lavoratori e dei salari. In una città ormai “polveriera” anche il commendatore Annibale Fienga dovette fare i conti con quella realtà operaia che si fronteggiava ogni giorno in un braccio di ferro con i padroni, che spesso si dimostravano più vessatori che datori di lavoro. Durante il 1904, in quel clima incandescente, il molino Fienga venne interessati dalle azioni talvolta anche violente delle leghe operaie messe in essere durante il lungo e glorioso sciopero generale che paralizzò la città di Torre Annunziata per ben 72 giorni, dall’aprile al giugno di quell’anno. Proprio a testimonianza di quanto stava avvenendo in città, il 7 gennaio del 1904 sul Corriere della Sera venne riferito: «Da vari giorni a Torre Annunziata serpeggiava un’agitazione tendente ad ottenere l’aumento di venti centesimi sulla mercede giornaliera. Essendo abortiti gli accomodamenti, il Fienga deliberò la chiusura di tre stabilimenti. Anche le ditte De Nicola e Cirillo chiusero i loro. Restano così senza lavoro 200 operai. Le autorità temono disordini e inviarono rinforzi di guardie e un battaglione di fanteria da Salerno.»

Quando ormai la situazione era già esplosa da mesi e tutte le leghe avevano bloccato la produzione minando anche la sicurezza cittadina ma ancor di più di quegli operai che per un motivo o per un altro non se la sentirono di aderire alla mobilitazione, il 28 giugno dello stesso anno, sempre lo stesso corrispondente del Corriere della Sera scrisse: «[…] nel mulino denominato Corsea, appartenente all’industriale comm. Fienga, stamane gli operai rinvennero una bomba con lunga miccia attaccata, già in parte consumata dal fuoco.» Cfr. G. Colaps, Il movimento operaio e socialista. Torre Annunziata 1900-1905, D’Amelio Editore, Fuorni 1986.

[12] Giunta commissariale in carica dal 6 maggio 2022, insediatasi successivamente lo scioglimento della giunta politica del sindaco Vincenzo Ascione (PD, coalizione) avvenuto il 26 febbraio 2022 per infiltrazioni camorristiche.

[13] https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/palazzo_fienga_uffici_polizia_immobile_confiscato_al_clan_gionta-5266546.html

https://www.agenzianova.com/campania/65bb4d2f171576.52251626/4293663/2023-03-21/napoli-mazzella-m5s-demoliamo-palazzo-fienga-a-torre-annunziata-per-creare-parco

https://www.ilmattino.it/napoli/area_metropolitana/torre_annunziata_palazzo_fienga_demolito-7316738.html

https//www.ilmattino.it/napoli/area_metropolitana/vincolo_su_palazzo_fienga_la_demolizione_sara_parziale_salva_la_scalinata_700-7844599.html

https://www.torresette.news/attualita/2023/12/21/torre-annunziata-palazzo-fienga-sara-abbattuto-al-suo-posto-piazza-vista-mare-con-parco

https://www.ilgazzettinovesuviano.com/2023/12/23/torre-annunziata-sara-demolito-palazzo-fienga/

https://www.torresette.news/attualita/2024/02/07/torre-annunziata-demolizione-di-palazzo-fienga-la-proposta-de-la-paranza-delle-idee

Il Mattino, edizione del 7 marzo 2024, “Torre Annunziata. Via anche l’ultimo vincolo con Palazzo Fienga va giù il simbolo dei clan” di Maurizio Sannino, p.28;

https://lostrillone.tv/torre-annunziata-palazzo-fienga-verso-la-demolizione-gi-il-fortino-dei-gionta/45623.html