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Federica D’Andrea: “Storia della famiglia in Età moderna. Società, economia e cultura territoriale: Torre Annunziata e la produzione della pasta in Età moderna”

Laurea in Scienze dell’Educazione, Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Scienze Umane, filosofiche e della formazione

 

Recensione di Vincenzo Marasco

 

Quando una laureanda o un laureando, per coronare il suo percorso formativo accademico, prende in esame il territorio di Torre Annunziata e i suoi aspetti storici e sociali, il parere che andrebbe formulato deve essere sempre positivo, perché questi studiosi con il loro impegno aprono una nuova finestra di lettura da cui potersi affacciare su quello che è il secolare ed estremamente particolareggiato trascorso locale. Proprio perché i loro studi portano alla ribalta aspetti illuminanti riguardanti la città, tempo fa, con l’amica e prof.ssa Lucia Muoio, attribuimmo a questi studenti la specifica di “Lumi della Torre”: pertanto, a nostro avviso, non esiste “Lume” che non meriti attenzione.

Oggi ad arricchire la schiera dei “Lumi” locali è la neo dottoressa Federica D’Andrea, giovane laureata in Scienze dell’Educazione, anno accademico 2022/2023, dell’Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Scienze Umane, filosofiche e della formazione, che con la sua tesi di laurea in Storia della famiglia in Età moderna. Società, economia e cultura territoriale: Torre Annunziata e la produzione della pasta in Età moderna, pone un altro importante tassello di informazioni che va ad arricchire la Magna Mater Sapientiae torrese.

Come Lei stessa scrive «la tesi non solo si pone come studio di carattere scientifico ma costituisce anche un atto di amore verso la mia città d’origine e la mia gente», la dottoressa D’Andrea per il suo lavoro ha tracciato linee guida fondamentali, affinché, seguendole, potesse realizzare uno scritto documentato, appassionato e profondamente incisivo.       

Compiendo un’analisi approfondita sulla nascita del tessuto industriale delle antiche province napoletane e osservando i loro sistemi industriali, le organizzazioni manifatturiere e il sistema daziario a cui erano soggetti, la dottoressa D’Andrea introduce il lettore in modo sistematico nella storia di un mondo operoso, dove si amalgamano scenari rimasti memorabili, soprattutto – se vogliamo attenerci alla premessa con cui l’autrice apre la sua tesi – nella sfera storica e industriale di Torre Annunziata. Questa magia si realizza sia per le peculiarità di crescita economica legate alla secolare tradizione locale dell’arte molitoria e della pastificazione, i cui connotati storici risultano coinvolgere l’intero territorio e gran parte della sfera sociale torrese, sia per tutte le contraddizioni di benessere che connotarono in particolar modo le diverse classi operaie impegnate nel comparto.

Di Torre Annunziata, nella ricerca critica condotta dalla dottoressa D’Andrea, viene sottolineata la specifica di cittadina avanguardista che già la contraddistingueva dalla seconda metà dell’Ottocento, quando, in concorrenza con le altre località campane dove l’arte bianca ebbe terreno felice, assunse in modo determinato il primato di quello che stava divenendo l’inevitabile sviluppo industriale del settore, sia in termini tecnici che in quelli riguardanti la bontà delle materie prime. Come viene giustamente osservato, Torre Annunziata assolve il proprio ruolo di cittadina rivoluzionaria attirando attenzioni importanti, che l’arricchiscono al punto tale da fargli assumere nel breve la specifica di “Manchester del Sud”.

Questo fermento, non passando inosservato permise che l’arte bianca, da potente volano industriale, assorbisse la maggior parte degli operai dell’intero comprensorio, e fu inevitabile che questo importante movimento di manovalanze sfociasse in quelle che alla fine del secolo dell’industrializzazione europea vennero intese come le “lotti di classe”.

La D’Andrea nella sua completezza pone al lettore un contesto variegato. Ella, esaltando tutto quanto circondasse quel brulichio di uomini indaffarati con le mani in pasta, non tralascia nulla di quello che si rivelò fondamentale per il risvolto storico locale: il porto, le strade, l’aspetto urbanistico, i trasporti, le importazioni dei grani russi prima e quelli provenienti da altre località mondiali in seguito alla rivoluzione d’ottobre, molti sono gli spunti sviluppati che contribuiscono a rendere il lavoro presentato ricco di preziose informazioni.

Accanto agli aspetti storici e sociali, l’Autrice accosta alle fonti storiche le testimonianze letterarie di due celeberrimi autori locali, figli di quell’epoca purtroppo andata: quelle di Maria Orsini Natale, da molti definita “nostra Signora delle Lettere” e quelle di Michele Prisco.

All’uopo l’interessante lavoro della dottoressa Federica D’Andrea convince e dimostra un perfetto senso critico che non si lascia sopraffare dal campanilismo, ma che porta fuori dai confini locali una storia straordinaria, dal Dopoguerra in poi oscurata, purtroppo, da un triste ed inesorabile epilogo.