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Annunziata Pietro, Sergente marconista della Regia Aeronautica, classe 1917, DISPERSO poi rintracciato PRIGIONIERO in mani inglesi, Medaglia d’Argento al Valor Militare.

di Vincenzo Marasco, Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”

Sergente Marconista Annunziata Pietro (classe 1917)

DISPERSO poi rintracciato PRIGIONIERO in mani inglesi

Cieli del Mediterraneo Occidentale, 23 luglio 1941

Medaglia d’argento al Valor Militare


Quella del Sergente Marconista Annunziata Pietro è una vicenda tanto avvincente quanto eroica, purtroppo nota solo a quei pochi che ebbero modo di conoscerlo.
Pietro Annunziata nacque a Boscotrecase il 26 novembre del 1917 da Salvatore e Pirollo Raffaella, residenti al civico 1 di Via Pucillo, una di quelle caratteristiche stradine fatte di pietra lavica, tipiche dei tanti paesi adagiati alle falde del Vesuvio.
Come tanti dei suoi coetanei, con l’entrata in guerra dell’Italia fascista, anche Pietro venne chiamato a servire la patria. Arruolato alla fine degli anni ‘30 nell’Aeronautica Militare Italiana, in forza ai reparti dipendenti dalla 4ª Zona Aerea Territoriale di Bari, venne indirizzato alla specializzazione in telecomunicazioni per poi essere selezionato per gli equipaggi che avrebbero preso la via dei cieli.

La vicenda che caratterizza la storia del Primo Aviere Annunziata Pietro venne scritta la mattina del 23 luglio del 1941, quando egli, dalla Sardegna, spiccò il volo verso i cieli del Mediterraneo Occidentale a bordo di un velivolo trimotore S.79 della Regia Aereonautica della 283ª Squadriglia Aerosiluranti pilotato dal tenente Bruno Pandolfi e decollato con una formazione di 6 aerei dalla base di Elmas  andò a completare uno schieramento d’attacco aereo molto più ampio che in parte prese il volo anche dalla base di Decimomannu: l’ordine fu quello di attaccare un convoglio di rifornimenti partito da Gibilterra in direzione dell’isola di Malta, scortato dalle unità navali britanniche della Forza “H” comandata dal Vice Ammiraglio James Fownes Somerville e della Forza “X” comandata dal Commodore Edward Syfret, operazione navale contrassegnata col nome di “Substance” (Sostanza).

Arrivati nei pressi del bersaglio, la 283ª Squadriglia, favorita dalla concitata reazione degli inglesi che nel frattempo volgevano la loro difesa aerea verso le squadriglie degli altri equipaggi italiani che partecipavano all’operazione, volando a bassa quota verso il convoglio venne maggiormente avvantaggiata nel seguire la direzione e ad avvicinarsi ai piroscafi rientranti tra i suoi obiettivi. Tuttavia, non appena gli inglesi individuarono il veloce avvicinamento della squadriglia aerea italiana al convoglio, con veemenza non fecero tardare la loro reazione, cominciando già da grande distanza ad aprire un potente fuoco di sbarramento. Così costrinsero la squadriglia a suddividersi in due gruppi diversi: mentre il primo gruppo formato da tre aerei, contrastato dai caccia inglesi venne costretto a disimpegnarsi e a desistere, gli altri tre velivoli, tra cui l’S-79 pilotato dal tenente Pandolfi, continuarono regolarmente la loro azione e nonostante venissero contrastati intensamente dal fuoco inglese, questi riuscirono a posizionarsi a poppavia del convoglio e ad attaccare da Sud-Est. Nulla valse la stenua difesa delle unità di scorta britanniche: i tre velivoli italiani, riuscendo ad avvicinarsi ai piroscafi rifornitori ad una distanza che variava dai 1000 ai 600 metri, senza esitazioni cominciarono a sganciare i loro siluri.

Dopo il buon esito raggiunto grazie al determinato attacco portato a segno dal primo equipaggio che era riuscito a colpire un mercantile, facendolo praticamente saltare in aria, per secondo arrivò anche quello dell’equipaggio del tenente Pandolfi che invece prese come bersaglio e colpì un incrociatore del tipo “Liverpool”.

Il terzo aereo del gruppo nonostante avesse la visuale di tiro sbarrata dalle navi di scorta britanniche, districandosi riuscì ad individuare tra le navi da guerra un piroscafo rifornitore. Sganciò così senza esitazione il proprio siluro che andò a segno e dopo averlo sbandato lo vide poi affondare.

Purtroppo, al termine dell’ardita azione aerea solo due aerei del secondo gruppo della 283ª Squadriglia italiana riuscirono a disimpegnarsi e a rientrare con pochi danni. Il terzo aereo pilotato dal tenente Bruno Pandolfi con a bordo il marconista di Boscotrecase, invece, siccome risultò danneggiato in modo grave dal fuoco delle navi britanniche, venne costretto ad ammarrare a nord di Bona, località e porto algerino.

I comandi militari in patria che seguirono l’operazione, al rientro in Sardegna degli altri velivoli, non avendo più nessuna traccia degli occupanti del trimotore di Pandolfi, li dichiararono dispersi in azione di guerra in mare aperto. La tragica notizia non tardò ad arrivare ai suoi genitori a Boscotrecase i quali ricevettero la comunicazione dal Podestà di Torre Annunziata, tramite il classico telegramma “giallo”, il 29 luglio.

Archivio Ufficio Leva del Comune di Torre Annunziata, telegramma indirizzato al Podestà di Torre Annunziata emesso dalla IV Aerozona di Bari. Foto di V. Marasco.

Chi visse quel momento vicino alla famiglia Annunziata, racconta che i genitori di Pietro, non accettando la notizia e l’idea di aver perso quel loro giovane figlio, corsero a perdifiato fino Torre Annunziata per chiedere presso gli uffici del Podestà la possibilità di conoscere ulteriori informazioni riguardanti le sorti del loro ragazzo. La risposta invece li raggelò “Signori, rassegnatevi! Il velivolo di vostro figlio è stato abbattuto in mare aperto e l’intero equipaggio è stato dichiarato disperso. Quando è così non c’è nulla da fare. Il Primo Aviere Annunziata Pietro è morto per l’Italia. Siatene orgogliosi!”

Quella che si profilò agli occhi di Salvatore e Raffaella fu l’ennesima tragedia di una guerra maledetta, che continuava a mietere vittime anche tra i giovanissimi della Circoscrizione di Torre Annunziata. Ma in questo caso è possibile affermare che i miracoli esistono in quanto, fortunatamente, la vicenda di Pietro e dell’equipaggio dell’aero pilotato dal tenente Bruno Pandolfi non ebbe l’epilogo che tutti ormai avevano inteso.

Un mese dopo, il 23 agosto del 1941, accadde quello che tutti a Boscotrecase attendevano, come per altro in tanti altri casi del genere. Nell’ufficio postale di Piazza Annunziatella, come solitamente succedeva da diversi mesi, affollato da gente che aspettava i telegrammi e le lettere dei propri mariti, figli e famigliari impegnati sui fronti di guerra, all’improvviso l’impiegato allo sportello sobbalzò dalla sedia. Vagliando la corrispondenza notò una busta bianca col timbro postale di Gibilterra recante la data dell’11 agosto, indirizzata a Salvatore Annunziata, il papà di Pietro: la lettera era proprio di Pietro!
Pietro era vivo!!

Archivio Ufficio Leva del Comune di Torre Annunziata, busta per lettere contenente la lettera partita da Gibilterra l’11 agosto 1941, che conferma l’avvenuta prigionia del Sergente marconista Annunziata Pietro. Foto di V. Marasco.

L’impiegato postale, tirando fuori la lettera dal resto della posta, come ci è stato raccontato, saltò il banco dello sportello e con la lettera in bella vista corse come un forsennato per il paese in direzione di Via Pucillo, dove abitavano gli Annunziata, gridando: “Pietruccio è vivo! Pietruccio è vivo”. L’impiegato in quel suo gesto venne seguito anche da tutte le persone che erano in quel momento allo sportello e in piazza, felici di poter dare a quei due genitori affranti, chiusi in casa nel proprio dolore, la lieta notizia che gli avrebbe annunciato che Pietro non fosse più disperso, ma salvo, anche se ferito, e prigioniero degli inglesi.

In realtà, all’atto dello schianto sull’acqua, i componenti dell’S-79 pilotato dal Pandolfi sopravvissero, in quanto la perizia del pilota fu di tale bravura da essere riuscita a farlo ammarrare planando a pelo d’acqua. Tutti vennero successivamente raccolti dal cacciatorpediniere di scorta britannico Avon Vale che li sbarcò a Gibilterra in qualità di prigionieri di guerra.

Dalle notizie giunte in Italia, Pietro, dopo circa sei mesi trascorsi a Gibilterra, venne trasferito in Inghilterra. Da qui, tramite l’ambasciata del Brasile, il 26 febbraio del 1942 giunse a Roma, al Ministero degli Affari Esteri, un telespresso del Sergente (promosso sul campo, n.d.a.) Radio Telegrafista Pietro Annunziata poi recapitato al Podestà di Boscotrecase (Torre Annunziata, n.d.a.), con la preghiera di portarlo a conoscenza del Parroco della chiesa dell’Annunziatella, Don Giuseppe Panariello, che a sua volta avrebbe dovuto girarlo ai genitori:

«Ricevo vostro gradito messaggio. Sto meglio. Abbraccio i miei cari genitori, fratelli e sorella. Saluto affettuosamente i parenti tutti. A voi infiniti e cordiali saluti. Indimenticabile Pietro.»

Pietro, come i tanti altri prigionieri degli inglesi ritornò a casa nel 1946.

Con decreto del Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi del 17 marzo 1949, il 7 aprile del 1953, dopo che l’azione nel Mediterraneo Occidentale condotta dall’equipaggio del trimotore pilotato dal tenente Bruno Pandolfi venne riconosciuta dai vertici militari dell’Aeronautica come eroica e di altissimo spirito di sacrificio, al Sergente Annunziata Pietro venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:

Diploma di conferimento al 1° Aviere (Sergente) Marconista Annunziata Pietro della Medaglia d’Argento al Valor Militare, con decreto del Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi, del 17 marzo 1949.

«In azione di aerosiluramento, benché avesse l’apparecchio colpito dall’intensissimo fuoco di sbarramento navale e contraereo da una imponente formazione navale nemica, coadiuvava con calma e perizia il capo equipaggio nell’attaccare e affondare un cacciatorpediniere nemico. Precipitato in mare l’apparecchio per i gravi danni inflittigli dall’offesa nemica, noncurante delle gravissime ferite riportate, si prodigava con altissimo spirito di sacrificio nel distruggere i documenti segreti di bordo e nello assistere i propri compagni di volo.
Cieli del Mediterraneo, 23 luglio 1941»

Non dimenticando mai la sua incredibile impresa di guerra, il Sergente Annunziata Pietro condusse in umiltà e felicemente la sua vita.

Si ringrazia la prof.ssa Raffaella Annunziata, sua figlia, per la concessione dei documenti di famiglia e la fattiva collaborazione nella stesura di questa storia.

Fonti:

Famiglia Annunziata, ricordi

Archivio Storico Uff. Leva del Comune di Torre Annunziata

Archivio Storico Comunale della Città di Torre Annunziata

Francesco Aurelio Di Bella, Un aviatore racconta le sue battaglie, A. Renna, Palermo 1950, p. 311-314

Francesco Mattesini, “I successi degli Aerosiluranti Italiani e Tedeschi in Mediterraneo nella 2ª Guerra Mondiale”, Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, marzo 2002, pag. 9 – 94

Francesco Mattesini, “Le operazioni britanniche “Substance” e “Style” per il rifornimento di Malta (31 luglio – 4 agosto 1941)”, tramite
www.academia.edu

https://www.aereimilitari.org/forum/topic/5379-i-successi-degli-aerosiluranti-italiani-nella-seconda-guerra-mondiale/